Due anni dalla firma

1 Dicembre 2017

Sono passati due anni dal giorno in cui, spaventata quanto determinata, ho messo la mia firma per inserirmi nella lista d’attesa per il trapianto bipolmonare. E insieme a quella firma gettavo tutte le mie paure su quel foglio bianco, lasciavo lì le mie insicurezze, i dubbi, le angosce. Quel mio nome scritto in nero mi sono impegnata tanto a scriverlo, come se fosse il risultato giusto di un’equazione matematica dopo tante sbagliate in un compito in classe, era pregno di tutta la forza che fino a quel giorno non sapevo di avere. Eppure la sentivo, nel momento in cui il medico mi leggeva il consenso, mi spiegava quale sarebbe stato a grandi linee il percorso che avrei intrapreso, sentivo che un giorno tutto questo l’avrei vissuto sulla mia pelle e sentivo soprattutto che sarei stata pronta anche se in quel momento non lo ero affatto. Quando sarebbe successo tutto ciò? Non sapevo nè il giorno nè tanto meno l’anno. Sapevo soltanto che la chiamata sarebbe potuta arrivare la sera stessa ma sapevo anche che sarebbe potuta non arrivare in tempo. Ad essere sincera in quel momento speravo che arrivasse il più in là possibile, vedevo il trapianto come l’ultima spiaggia in cui sarei naufragata quando la tempesta avrebbe raggiunto il limite massimo. Eppure sapevo bene che quella tempesta avrebbe potuto inghiottirmi prima ancora di arrivare alla spiaggia, insomma, avevo paura. Ed è lecito avere paura in momenti come questi, dove dietro una umile firma si nasconde un universo nuovo, dentro il quale vieni catapultato come un piccolo essere inesperto e curioso, e cerchi di informarti, di capire, di prepararti. Poi tutto d’un tratto ti rendi conto che in realtà quella firma ti rende invincibile e ti restituisce una forza vitale nuova. Impari a vivere giorno per giorno più di prima, con un grande obiettivo nella mente, che sebbene ti spaventi un pò, diventa la forza motrice del tuo andare avanti. Il domani assume un sapore diverso, un pò meno pesante di prima. Io penso di non essermi mai sentita abbastanza pronta per tutto ciò che la mia firma avrebbe comportato, ma devo dire che non sono mai stata così pronta come il giorno in cui è arrivata la chiamata. È un meccanismo naturale: si reagisce nel momento del bisogno, proprio perché lì, in quel momento, non c’è tempo per farsi domande e per avere paura.
Quella firma è stato il primo passo di un cammino che mi ha portata alla rinascita, il 12 giugno 2016. Questa data è segnata nel mio cuore e nel mio corpo, nelle cicatrici che custodisco “gelosamente” e nei polmoni che cerco di proteggere ogni giorno. Arriva un momento nella vita in cui bisogna compiere semplicemente delle scelte, a volte più grandi di noi. Scelte che magari non avevamo messo in conto per la nostra vita, che forse non avevamo nemmeno mai pensato poter esistere nella vita di qualcun altro. Eppure vivere vuol dire anche questo, scegliere consapevolmente, “buttarsi” e talvolta rischiare per qualcosa per cui ne vale davvero la pena. E con quella firma io ho scelto la vita.

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